"L'approccio strategico nell'ambito della psicoterapia può essere definito come l'arte di risolvere complicati problemi umani mediante soluzioni apparentemente semplici" G. Nardone

Autore: dr.ssa Maria Chiara Pagnottelli (Pagina 4 di 10)

Laureata con lode alla facoltà di psicologia de "La Sapienza" in Roma nel 2001
Specializzata in Psicoterapia breve ad approccio strategico presso ISP di Roma, nel 2013.
Ha conseguito un master in psicologia giuridica presso l'ISP di Roma nel 2012
E' master practitioner di PNL dal 2019
Lavora presso il proprio studio privato come psicologo evolutivo e psicoterapeuta

Strategie per comunicare meglio

Ciò che siamo ha molte facce, ma queste facce non sono ciò che siamo” (C.J Beck)

Ecco alcuni consigli per imparare a gestire i conflitti, evitando di arrabbiarsi troppo e di entrare in un “braccio di ferro”

Ristrutturare in positivo – far sapere che il comportamento disturbante o capriccioso non è frutto di “cattiveria” o “negligenza”, ma può essere comprensibile, o addirittura può essere un gesto di generosità,  predispone al dialogo.. Per fare un esempio, sappiamo tutti che fumare fa male, eppure molte persone non riescono a smettere. Iniziare il nostro discorso con un rimprovero, non fa che allontanare la persona che abbiamo di fronte, invece di farle cambiare comportamento. Invece, iniziare a parlare dicendo”lo so che stai affrontando un grosso stress e capisco che fumare ti aiuta a distendere i nervi e a non caricare gli altri dei tuoi problemi…” permette alla persone di aprirsi senza sentirsi giudicate o incapaci, sensazione che nessuno vuole provare!

Milton Erickson sosteneva che le persone agiscono al meglio di ciò che possono fare, il problema risiede invece in un repertorio limitato di strategie:  piuttosto che svalutare un bambino etichettandolo come cattivo o sbagliato può essere utile dare al comportamento una valenza positiva, verrà quindi a cadere il valore oppositivo del sintomo o della condotta e si troverà lo spazio per una nuova strategia comportamentale.
Legittimare il comportamento disturbante che è sentito come impellente o non controllabile; tic, iperfagia, ansia, compulsioni, vengono vissute come fuori dal controllo. La frustrazione per la incapacità di controllare alcune manifestazioni fa sentire incapaci, colpevolizza e abbassa il senso di auto-efficacia. Permettere a se stessi di cedere al sintomo, ripristina il senso di controllo e ne riduce spesso la frequenza e l’intensità.
Fornire una doppia scelta o dare alternativa di scelta costringe a considerare percorsi comportamentali alternativi al proprio; ciò apre possibilità comportamentali inesplorate e riduce il conflitto. La persona sente di essere protagonista del cambiamento che, di solito, persegue in modo semplice ed efficace.

Trattamento psicologico dell’insonnia

L’insonnia, che sia di natura transitoria oppure cronica, colpisce un numero molto elevato di persone: probabilmente almeno la metà della popolazione italiana ha avuto almeno una volta difficoltà passeggere o occasionali di insonnia, mentre un 10% soffre costantemente o per lunghi periodi di difficoltà di sonno.

Alcuni periodi della vita possono provocare difficoltà transitorie del sonno, anche conseguenti a condizioni mediche (come la menopausa per le donne, la nascita di un figlio, dolori articolari o postoperatori), o psicologiche (preoccupazioni e stress legati a lutti, divorzi, conflittualità accese, problemi economi). In genere questa condizione evoca un quadro di insonnia transitoria

In tali casi è bene che le persone si rivolgano al medico di famiglia o allo specialista per valutare l’opportunità di risolvere il problema di sonno attraverso una cura farmacologica mirata al problema.

Avviene però che in molte persone il problema persista, nonostante i farmaci, e un periodo transitorio si cronicizzi in un disturbo duraturo. Lunghi periodi di difficoltà (più di tre mesi, come indicato nel DSM-5) a prendere o a mantenere il sonno, oppure un sonno frammentato e insoddisfacente che causa stanchezza, irritabilità dell’umore o difficoltà di concentrazione, potrebbero far pensare ad una diagnosi di insonnia cronica.

Secondo Spielman ciò avviene per i seguenti motivi (modello delle tre P, 1986): accanto ai fattori precipitanti descritti nell’insonnia transitoria, si rintracciano fattori predisponenti, come la familiarità all’insonnia, a cui si aggiungono anche dei comportamenti o delle convinzioni che sono perpetuanti il disturbo. Proprio su queste ultime si può agire per ridurre gli effetti dell’insonnia e migliorare la qualità e la quantità del sonno.

La condizione duratura di sonno inefficiente o non ristoratore può produrre convinzioni negative rispetto alla propria capacità di dormire, che comportano ansia, pensieri ricorrenti e stressanti circa il sonno che non arriva, preoccupazioni circa la inefficienza diurna legata al proprio sonno che non fanno che peggiorare le conseguenze dell’insonnia.

Talvolta le persone mettono i atto comportamenti che peggiorano l’insonnia, in modo inconsapevole. Recuperare il sonno con sonnellini diurni, utilizzare cellulari o apparecchi elettronici prima di addormentarsi, andare a letto molto presto per “recuperare”il sonno, bere alcolici per addormentarsi sono tutti rimedi che alterano il regolare ciclo sonno veglia e quindi perpetuano il disturbo del sonno.

Quando le strategie messe in atto non funzionano è utile rivolgersi anche ad uno psicologo in grado di evidenziare e correggere questi atteggiamenti cognitivi e comportamentali per migliorare la qualità del sonno.

Il protocollo CBT-I (intervento cognitivo comportamentale) è un metodo di intervento sull’insonnia psico-fisiologica che mostra sperimentalmente buoni risultati (cfr. Devoto, A; Violani C. 2009.“Curare l’insonnia senza farmaci” ed. Carocci Faber edizioni) e prevede una prima fase di valutazione e identificazione del tipo di difficoltà di sonno, in circa due sedute, seguita da circa cinque incontri di trattamento in cui le convinzioni negative e i comportamenti perpetuanti vengono sostituiti da strategie più funzionali per favorire un sonno di qualità.

 

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