"L'approccio strategico nell'ambito della psicoterapia può essere definito come l'arte di risolvere complicati problemi umani mediante soluzioni apparentemente semplici" G. Nardone

Mese: Aprile 2020 (Pagina 2 di 3)

Adolescenza

Il rapporto con i figli è una specie di danza,  in cui i passi non si sanno in anticipo, è un riadattamento continuo rivolto ad evitare l’irrigidimento-
G. Nardone P.Watzlawich
  • essere adolescenti

L’adolescenza è il periodo di passaggio dall’infanzia alla maturità. Inizia intorno al periodo puberale (10/13 anni), in cui il corpo infantile si trasforma, talvolta repentinamente, lasciando il ragazzo incapace di riconoscersi appieno nei continui mutamenti. Accade spesso che gli adolescenti risultino poco coordinati nei movimenti:  non è infrequente che urtino oggetti o mobili , che siano poco delicati negli abbracci ; ciò è dovuto alla difficoltà di adattare il proprio schema mentale ai rapidi cambiamenti in altezza, peso, forza fisica. Con la fine dello sviluppo fisico lo schema corporeo si raffinerà, arrivando al massimo potenziale. Dal punto di vista mentale, il processo di adattamento alla vita adulta risulta più lungo e difficile. La maturità infatti prevede il controllo della vita emotiva, l’idea positiva di sé e delle proprie capacità di affrontare le esperienze della vita,l’instaurazione di  relazioni affettive e sociali improntate all’oblatività o gratuità, l’autonomia nei giudizi e nelle scelte.

Sebbene  l’autostima e le capacità relazionali siano state fondate e consolidate nella prima infanzia, nell’adolescenza è necessario sperimentare la propria auto-efficacia nel mondo esterno, al di fuori cioè dei legami affettivi rassicuranti. Occorre infatti effettuare una nuova acquisizione : l’autonomia.

  • autonomia e responsabilità

Autonomia deriva dalle parole greche :  “AUTOS  e  NOMOS”  (stesso e legge; darsi una legge ). Con il termine autonomia quindi si intende la capacità di regolare in modo personale il complesso di norme , valori, motivazioni, emozioni che ci governa.

Durante l’infanzia il bambino ha aderito a regole,  conferme,  valori,  idee,  scelte famigliari in modo acritico: anche l’oppositività infatti appariva più legata ad un problema di gelosia, rabbia, richiesta di attenzione, quindi destinata a comunicare su un piano relazionale, più che di contenuto morale.
Divenuto adolescente egli deve  togliere le regole eteronome famigliari, per far posto alla propria personalità, alle nuove esperienze e a ciò che rimane di significativo dell’educazione infantile.

Entra quindi in campo il concetto di Responsabilità, ossia la capacità di rispondere delle proprie azioni.

Non ci può essere una vera autonomia in assenza della responsabilità, in quanto le scelte, le regole , gli stili di vita autonomi sono profondamente radicati nella persona.

  • conflitti in famiglia

In attesa della costruzione di una morale propria, il ragazzo copia comportamenti e idee da modelli a lui accessibili, spesso in modo acritico, come accade con  il gruppo di pari.
I comportamenti prescelti sono ritenuti giusti se “immediatamente  piacciono e interessano”
Gradualmente l’adolescente va guidato verso ciò che è collegato orientato al principio di realtà: Il passaggio dall’eteronomia all’autonomia va sostenuto da un adulto che si faccia garante del progetto di vita dell’adolescente.

Nel viaggio con gli adolescenti devono essere gli adulti a tenere la direzione.
Gli adolescenti non stimano gli adulti indecisi, ma si fidano di coloro che sanno far capire il proprio punto di vista in modo coerente e fermo. Essi insistono laddove sanno che possono avere la meglio.
I nostri figli conoscono i nostri punti deboli … spesso anche meglio di noi stessi!

  • condotte devianti in adolescenza

L’adolescenza è un’età in cui possono comparire condotte o stati emotivi che fanno pensare ad una patologia. Sebbene molti disturbi psichici compaiano in adolescenza, accade spesso che tali manifestazioni di disagio siano transitorie: ciò che è importante è fornire agli adolescenti modelli di comportamento funzionali e strategie comportamentali adeguate.

Quando le condotte sfuggono al controllo della famiglia (compulsioni, uso di sostanze, dipendenza da gioco, disturbi alimentari), quando la sintomatologia impedisce il funzionamento adeguato a scuola o nella vita sociale (disturbo provocatorio, introversione sociale, difficoltà di adattamento ) oppure quando dei sintomi sono persistenti e rischiano la cronicizzazione, (disturbi d’ansia o psicosomatici, ritiro sociale) è bene ricorrere all’aiuto di un esperto.

Strategie per comunicare meglio

Ciò che siamo ha molte facce, ma queste facce non sono ciò che siamo” (C.J Beck)

Ecco alcuni consigli per imparare a gestire i conflitti, evitando di arrabbiarsi troppo e di entrare in un “braccio di ferro”

Ristrutturare in positivo – far sapere che il comportamento disturbante o capriccioso non è frutto di “cattiveria” o “negligenza”, ma può essere comprensibile, o addirittura può essere un gesto di generosità,  predispone al dialogo.. Per fare un esempio, sappiamo tutti che fumare fa male, eppure molte persone non riescono a smettere. Iniziare il nostro discorso con un rimprovero, non fa che allontanare la persona che abbiamo di fronte, invece di farle cambiare comportamento. Invece, iniziare a parlare dicendo”lo so che stai affrontando un grosso stress e capisco che fumare ti aiuta a distendere i nervi e a non caricare gli altri dei tuoi problemi…” permette alla persone di aprirsi senza sentirsi giudicate o incapaci, sensazione che nessuno vuole provare!

Milton Erickson sosteneva che le persone agiscono al meglio di ciò che possono fare, il problema risiede invece in un repertorio limitato di strategie:  piuttosto che svalutare un bambino etichettandolo come cattivo o sbagliato può essere utile dare al comportamento una valenza positiva, verrà quindi a cadere il valore oppositivo del sintomo o della condotta e si troverà lo spazio per una nuova strategia comportamentale.
Legittimare il comportamento disturbante che è sentito come impellente o non controllabile; tic, iperfagia, ansia, compulsioni, vengono vissute come fuori dal controllo. La frustrazione per la incapacità di controllare alcune manifestazioni fa sentire incapaci, colpevolizza e abbassa il senso di auto-efficacia. Permettere a se stessi di cedere al sintomo, ripristina il senso di controllo e ne riduce spesso la frequenza e l’intensità.
Fornire una doppia scelta o dare alternativa di scelta costringe a considerare percorsi comportamentali alternativi al proprio; ciò apre possibilità comportamentali inesplorate e riduce il conflitto. La persona sente di essere protagonista del cambiamento che, di solito, persegue in modo semplice ed efficace.

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